sabato 4 giugno 2016

"Pourquoi me réveiller, ô souffle du printemps?"


Werther è un'opera in quattro atti 
su libretto di Édouard Blau, Paul Milliet e Georges Hartmann, musica di Jules Massenet. La prima rappresentazione fu a Vienna nel 1892. Tratto dal romanzo epistolare I dolori del giovane Werther di Goethe.
Jules Massenet

Personaggi: 

·Charlotte, una giovane donna (mezzosoprano); 
· Sophie, sua sorella (soprano); 
· Werther, un giovane poeta (tenore); 
· Albert, fidanzato di Charlotte (baritono); 
· Le Bailli, padre di Charlotte (basso); 
· Schmidt, amico del Bailli (tenore); 
· Johann, amico del Bailli (baritono); 
· Bruhlmann, poeta (tenore); 
· Katchen, fidanzata di Bruhlmann (mezzosoprano).




Trama

Werther, giovane e sensibile poeta, si innamora di Charlotte che ricambia. Quest’ultima, però, è fidanzata con Albert e ha promesso alla madre morente di sposarlo. Dopo le nozze dell’amata Werther resta amico degli sposi, ma non riuscendo a darsi pace parte per un lungo viaggio con la promessa di ritornare per Natale. Così avviene e, solo con Charlotte, i due rievocano i vecchi tempi e la giovane gli chiede di riprendere la traduzione delle poesie di Ossian che le leggeva prima di partire. Werther dichiara la sua passione e bacia Charlotte, che dopo un attimo di cedimento torna ai suoi doveri di moglie e lo rifiuta. Werther se ne va e manda un biglietto ad Albert con il quale chiede in prestito la sua pistola: Charlotte comprende il proposito del poeta e lo raggiunge nel suo appartamento. E’ troppo tardi, Werther si è sparato e sta agonizzando, i due si dichiarano un’ultima volta il loro amore mentre il giovane si spegne e, fuori, i bambini (fra cui i fratellini di Charlotte) intonano canti natalizi.

Paul Milliet
L’idea di scrivere Werther risale al 1882 durante un viaggio intrapreso dal compositore con Hartmann e Milliet per assistere alla première milanese di Hérodiade, come lo stesso Milliet raccontò in un articolo apparso sul supplemento illustrato dell’«Écho de Paris» del 15 gennaio 1893:
«Che pensate di Goethe?» mi si domandò ad un tratto.
Io risposi con la frase di Mme de Staël: «Egli dispone del mondo poetico come un conquistatore del mondo reale».
E di Hermann et Dorothée? Mi piace molto questo idillio; con le sue dolci emozioni, i suoi personaggi simpatici, le sue descrizioni della natura, non potreste farmi un libretto di un lirismo perfetto?
Con Hermann et Dorothée! Certamente, io non ero propenso all’imprevisto degli avvenimenti o alle possibilità raggruppate in vista dell’effetto scenico; ma per stabilire un dramma di pura umanità, bisogna scegliere personaggi la cui anima sia il motore dell’azione, le cui evoluzioni psicologiche siano tragiche. Hermann, Dorothée, il farmacista e l’oste sono esseri di poca importanza. Perché sceglierli quando, nell’opera di Goethe, c’era un poema che soddisfaceva tutte le condizioni dell’azione lirica. Werther, sì Werther, la cui anima conosce l’infinità dei dolori e delle gioie? In Werther, c’è un dramma umano al quale si mescolano l’incanto e la desolazione della natura. L’immensità del mondo, con i suoi mormorii incantatori o lamentosi, con le sue armonie, le sue luci e le sue ombre, ha l’aria di associarsi alle sensazioni, alle idee, alle sofferenze dell’eroe […].
Ciò mi piace e mi stimola. Voi farete Werther.
E Massenet ne scriverà la musica?
E Massenet ne scriverà la musica».


Per il libretto fu richiesto l'ingegno di Paul Milliet e di Edouard Blau; gli autori del libretto si concessero alcuni arbitri, di sicuro con il consenso di Massenet e il fattivo contributo dell'editore Georges Hartmann. Nella versione musicata il personaggio di Charlotte è assai meno tormentato che in Goethe, ciò che è conscio in Massenet è confinato nell'inconscio nell'originale tedesco e l'intero svolgimento della tragedia perde in parte l'aura di mistero. Il finale , inoltre, rasenta il banale presentando Charlotte al capezzale di Werther morente, i tempi della cui agonia vengono dettati da esigenze musicali più che drammaturgiche. 

clicca sull'immagine per ascoltare il Finale del IV atto,
eseguito da Oralia Domionguez & Giuseppe Di Stefano
In Massenet si percepisce un susseguirsi di esasperazioni, di contrasti, c'è, è vero, poco spazio per l'introspezione, ma la vena sentimentale è ricchissima e, in musica, alcuni contrasti sanno parlare di drammi dell'anima in forma mirabile. Si pensi alla contrapposizione tra i canti natalizi dei bambini e la scena di morte disperata del protagonista e si ricolleghino le carole della Natività con l'inizio dell'opera e si chiuderà un anello che palesa una desolante e stridente adiacenza tra felicità e morte, disperazione e salvazione. D'altra parte il melodramma impone le proprie convenzioni e quindi anche un finale con un'agonia volteggiante sul pentagramma trova la sua ragion d'essere e il canto d'addio alla vita di Werther “Là-bas, au fond du cimetière” pone in vibrazione le corde sensibili dell'animo e la ragione non ha spazio                                                                                          emotivo.

Particolarmente toccante è la morte del giovane Werther. Vi proponiamo la messa in scena del finale del IV atto, nella quale si può appurare la drammaticità e la bellezza dell'opera.



Il protagonista, in virtù della giovane età e secondo una convenzione del melodramma. è un tenore e, per la tessitura e la linea di canto un tenore cosiddetto "di grazia". All'interprete di Werther non è richiesta, oseremmo dire che è vietata, una vocalità possente; la metafora vocale della fragilità giovanile, del romanticismo suicida esige voce chiara e vellutata. “Pourquoi me réveiller” è non per nulla diventato un cavallo di battaglia di molti tenori di grazia del secolo, i quali lo propongono frequentissimamente in recital. Ascoltiamo Mario Del Monaco, uno dei maggiori tenori del                                                                                       XXI secolo che ha interpretato Werther.



                                            Mario Del Monaco 
                                                                             canta 
                                                                  "Ah non mi ridestar"

Pourquoi me réveiller



Ah! Bien souvent mon rêve s’envole
Sur l’aile de ces vers,
et c’est toi, cher poète
qui, bien plutôt, était mon interprète!
Toute mon âme est là!


Pourquoi me réveiller, ô souffle du printemps?
Pourquoi me réveiller?
Sur mon front, je sens tes caresses
Et pourtant bien proche est le temps
des orages et des tristesses!
“Pourquoi me réveiller, ô souffle du printemps?
Demain dans le vallon viendra le voyageur,
Se souvenant de ma gloire première.
Et ses yeux vainement chercheront ma splendor,
Ils ne trouveront plus que deuil et que misère!
Hélas!
“Pourquoi me réveiller, ô souffle du printemps?











Ah, non mi ridestar


Ah, non mi ridestar

o soffio dell’April.
Ah, non mi ridestar.
Su di me sento la carezza
Ed ahime’, di gia’ spunta il di’
Del soffrir, della tristezza
Ah, non mi ridestar
o soffio dell’April.
Doman ritornera’ 
da lunge il viator
E del passato ricordera’ la gloria
E il suo sguardo invan
cerchera’ lo splendor
E non verranno piu’ che lutto
e che dolore. Ohime’!

Ah, non mi ridestar
o soffio dell’April

clicca sull'immagine per visualizzare la partitura completa dell'aria.
Porquoi me réveiller,
preceduta da un breve recitativo nel quale l’orchestra sembra veramente far decollare il sogno di Werther nell’atto in cui afferma Mon rêve s’en-vola, insistendo sui suoni acuti prima degli archi e poi dei legni. In essa è rielaborata soltanto la parte conclusiva del lungo passo dei Racconti di Ossian riportati da Goethe. Identificatosi con Ossian, Werther, accompagnato dall’arpa che sembra evocare una cetra, esprime i suoi sentimenti personali, manifestando la sua anima di sognatore che non vorrebbe mai svegliarsi per non entrare in contatto con la crudele realtà. Quale migliore ascolto se non quello di F. Corelli, uno dei migliori tenori di un tempo, uno dei massimi artisti del belcanto.
Cliccare sull'immagine per ascoltare la bellissima voce
di Corelli
Lo scontro tra sogno e realtà è rappresentato in modo emblematico dal disegno melodico corrispondente al motivo principale di Pourquoi me réveiller, che gravita attorno al do diesis (nota perno), dal quale la voce si discosta per grado congiunto e per salto prima di precipitare verso il la. Il disegno viene quindi ripetuto in una forma leggermente rielaborata una terza sotto a dimostrare il carattere pessimistico della melodia che non riesce a trovare più la strada del sogno. Tutta l’aria, del resto, di struttura bipartita, ruota attorno alla nota-perno do diesis in una scrittura che mostra sempre più la disperazione di Werther, il quale, alla fine della prima parte, ripete con dolore la domanda retorica iniziale con il disegno melodico rielaborato per diminuzione. Nel video possiamo ascoltare l'interpretazione del tenore di grazia per eccellenza Tito Schipa.


Perfettamente simmetrica e molto simile alla prima, la seconda sezione rappresenta un paesaggio desolato e luttuoso che inquieta Charlotte, la quale, tremante, come all’inizio del duetto con Werther, quasi recitando con dei ribattuti, chiede al giovane di non completare la lettura. Ormai la passione, espressa da una musica che non ha dimenticato né i sentimenti né il tema di Pourquoi me réveiller esposto dall’orchestra, è scoppiata e si concretizza in un bacio che rappresenta l’hapax dell’amore tra i due giovani. L’orchestra partecipa a questa scena di intenso lirismo raddoppiando la parte di Werther che manifesta la sua felicità per il bacio concesso da Charlotte e non riesce più a contenere la sua passione alla quale la donna cerca invano di opporre una sia pur minima resistenza. È uno scontro fittizio solo a parole, in quanto le loro anime sono intonate sulla stessa corda, quella della melodia di Pourquoi me réveiller. Annunciato da un tema non particolarmente brillante e accompagnato da un’armonia statica caratterizzata da un passaggio monotono dalla settima di dominante alla tonica di si maggiore e viceversa, in perfetta sintonia con il carattere altrettanto monotono del personaggio. Vi invito a cogliere le differenze tra due grandi Tenori:
G. Di Stefano- Ah non mi ridestar

B. Gigli canta  Pourquoi me reveiller


Guillaume Ibos e Marie Delna, Parigi 1893.



Al consistente successo del Werther nei teatri, corrispose un altrettanto notevole successo nelle sale d'incisione sin dagli inizi del '900 quando i passi celebri dell'opera, in particolar modo Pourquoi me réveiller, vennero incisi dai cantanti protagonisti della prima esecuzione. La prima incisione in assoluto risale al 1902 e ripodusse l'Air de larmes dell'atto terzo cantata da Marie Delna, interprete del ruolo di Charlotte nel 1893 alla prima francese all'Opera Comique di Parigi. Oggi nello stesso disco si può apprezzare anche l'incisione del 1907 di Pourquoi me réveiller di Guillaume Ibos.
Incisione delle due arie.
In questa incisione di grande valore storico, il celeberrimo brano dell'opera è cantato in un tempo leggermente più lento rispetto alle interpretazioni moderne e con una maggiore libertà ritmica che , ottenuta con tempi rubati e suoni tenuti come se ci fossero dei punti coronati anche dove non sono scritti in partitura, mette in risalto il valore emotivo del testo. Estremamente attenta anche l'espressione del testo e l'interpretazione dell'Air des larmes della Delna, della quale è possibile apprezzare la bellezza e la chiarezza della voce.



Concludo questa ampia parentesi proponendovi l'incisione di Juan Diego Florez, esortandovi a cogliere le differenze tra la prima incisione di G.Ibos e quella di un tenore dei giorni nostri. A seguire l'interpretazione del mezzosoprano Sophie Koch dell'Air des larmes.


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